L'enigma di Eurosky, Gangemi, Roma 2014



 

Introduzione: E.T. – corpus hermeticum
Ruggero Lenci

Questo numero della collana editoriale architettura enigmatica si occupa della lettura critica della Torre Eurosky, con il fine di disvelare la genesi progettuale di quest’opera significativa e le ragioni di alcune vicende legate alla sua esecuzione, evitando da un lato facili lusinghe, dall’altro critiche chiassose, in ogni caso mantenendo una lettura il più possibile oggettiva e priva di reticenze in merito ai fenomeni architettonici e di impianto urbano analizzati.
L’obbiettivo della collana, già dichiarato nel titolo, è quello di comprendere di volta in volta i motivi che sono alla base dei progetti di architettura. Pertanto, così come nel primo volume l’oggetto di studio è stato la Casa del Girasole di Luigi Moretti, qui viene vivisezionata la Torre Eurosky per estrarne plurimi significati anche enigmatici. In questo caso, a differenza della prima facente parte della storia del ‘900, siamo di fronte a un’opera del terzo millennio che abbiamo visto sorgere dalle fondamenta, a un’architettura che si pone in rapido transito tra cronache e storia. È su questo percorso dinamico che gli autori del presente volume si sono cimentati per individuare quei caratteri riconosciuti evolutivi (o meno) per l’architettura e per il componimento a scala urbana, quelli con profili di criticità, di emblematicità, nonché quelli enigmatici che, senza trascurare i primi, ci interessano in modo particolare.

La torre Eurosky progettata da Franco Purini e Laura Thermes nella centralità EUR-Castellaccio (con compensazione delle cubature provenienti dai parchi romani di Volusia e Pratone delle Valli) nasce dall’unione simmetrica di due torri, per molti aspetti autonome, dando luogo a?un dolmen che in copertura compie gesta liberatorie e propiziatorie. L’ontogenesi dell’Eurosky ricapitola la filogenesi di una serie di progetti consegnati alla storia dell’architettura contemporanea, in primo luogo quello costruttivista del 1924 di El Lissitzky dei Grattacieli orizzontali per il centro di Mosca denominati Ferri da stiro per le nuvole. Ma in essa si respirano anche alcune figurazioni futuriste di Antonio Sant’Elia, quelle di Hugh Ferriss, nonché quelle dei BBPR della Torre Velasca.
Eurosky però non somiglia a nessuno di questi progetti, possedendo un’autonomia espressiva e una sintesi funzionale interamente tese a porre in essere lucide relazioni tra tassativi requisiti programmatici e selezionati elementi dell’architettura. E in merito allo sviluppo di un’autonomia progettuale – che in ogni caso anche qui si sviluppa nel solco della filogenesi dell’architettura – può risultare utile un breve rimando ad alcuni basilari funzionamenti della biologia.
Nel costruire le proprie cellule gli organismi animali assumono proteine di varia provenienza – compiendo una selezione basata su un’alimentazione pilotata dal gusto – quindi le smembrano a seguito di vari processi organici che, con la digestione, vengono ridotte in parti elementari aggregabili nelle quali non sono più presenti catene dotate di significato operativo connesso con il DNA del genotipo-fenotipo iniziale. Dopodiché ricompongono questo materiale alimentare, ormai smembrato e pertanto privo di interferenze programmatiche, in proteine proprie (anabolismo), ovvero composte secondo il codice genetico (DNA) di chi le ha assunte. Questo lavoro di montaggio di materiale alimentare – reso grezzo dalla digestione e disponibile cellularmente dal flusso sanguigno – ha luogo straordinariamente bene in ogni cellula sana. Pertanto non deve stupire che ogni persona illuminata – e tra queste anche gli architetti – sia guidata da tale meccanismo nel compimento del proprio fare quotidiano, sia nei processi biologici che in quelli intellettivi. Sarebbe innaturale pensare che un organismo vivente possa perdere l’innata capacità di smontare le proteine degli alimenti assunti, ovvero la relativa catena genetica, costruendo e riparando – secondo questo paradosso – il proprio corpo con proteine contenenti il DNA del cibo di volta in volta ingerito e non proteine composte secondo il proprio DNA. Se avvenisse quanto sopra descritto – che non ha luogo in biologia ma che spesso invece si attua sia in architettura sia in altre discipline scientifiche e artistiche – colui che assume un alimento finirebbe per acquisire le proprietà, quindi anche le sembianze, di quanto ha assunto e assimilato.
Da queste brevi divagazioni deriva la convinzione che ogni qual volta un progetto di architettura mostra elementi che stentano ad essere tenuti insieme da un DNA specificamente scritto – che quindi finiscono per rivelare troppo direttamente provenienze note, non avendo avuto compiutamente luogo quel processo digestivo di smontaggio di quanto assunto, quindi assimilativo e di rimontaggio secondo nuove regole endogene e unitarie – ci troviamo di fronte a una figurazione che nella migliore delle ipotesi può raggiungere il livello di epigono o revival.
Quanto appena descritto, ancorché metaforicamente, non accade nell’opera analizzata, nella quale lo smontaggio di ciò che gli autori hanno assunto a seguito di diversi stadi di digestione – ovvero di altrettanti alimenti culturali provenienti dalla filogenesi dell’architettura prevalentemente contemporanea – appare minuzioso e attento, e il montaggio delle nuove proteine architettoniche ha avuto luogo secondo la ormai nota sequenza genetica impressa al progetto di architettura dal DNA dello Studio Purini Thermes. Ne deriva che l’ideazione della Torre Eurosky risulta essere guidata da una chiara regola efficientistica, in cui la concezione delle singole parti è funzionale alla realizzazione di un dispositivo architettonico aggiornato sul piano tecnologico-costruttivo, che cionondimeno risulta essere significativo per l’icasticità compositiva raggiunta, condizione alla quale Franco Purini e Laura Thermes giammai intendono rinunciare. Quanto sopra affermato contrasta con il brusio di chi ritiene che tale opera sia il frutto dell’indigestione di una fetta di EUR e di un arco di trionfo romano. Ma addentriamoci nella lettura degli elementi enigmatici della torre.
Abituati ai disegni, per lo più del passato, nei quali Franco Purini frequentemente descriveva architetture sormontate da uno o più alberi in copertura, tali elementi naturalistici vengono qui sostituiti da tralicci metallici e pannelli fotovoltaici che, pur svolgendo un ruolo similare, fronde lignee e foglie verdi non sono. È noto però che in montagna gli alberi sopra una certa quota non crescono, e qui che ci troviamo sulla vetta di un maestoso trilite, possono crescere solo alberi artificiali, utili a operare una captazione energetica, ovvero una tecnologica sintesi clorofilliana.
Se questa metafora ha senso, allora Eurosky mette in atto una blurring architecture nella quale il rapporto architettura-natura ha luogo grazie all’ombrello di pannelli fotovoltaici di copertura, nonché ai loro non trascurabili supporti: non una foresta pietrificata, massiva, fossile e pesante, bensì un bosco tecnologico costituito da rami metallici, vetro e silicio, ovvero da materiali propri della contemporaneità sapientemente ubicati sopra il primo pezzo di una nuova ciclopica Stonehenge che potrebbe cingere Roma! Base arcaica e fronde contemporanee quindi. Queste ultime, dialoganti con il cielo – non importa se in prima istanza pensate principalmente come eliporto – non concludono tutte le scapigliate infiorescenze della torre, essendo presente sul prospetto nord-ovest anche un ultimo ramo virile, o unicorno, la cui posizione disassata rispetto al fronte sottolinea, qualora non bastassero le chiome della capigliatura superiore, l’esigenza avvertita di sconfiggere ancora una volta – con un saluto a braccio alzato – la simmetria del sottostante impianto volumetrico.
In tali scapigliature di copertura, Purini, che notoriamente non ama introdurre sbalzi strutturali facenti parte dell’ossatura principale di un edificio, ha seguito una genesi compositiva nella quale la forma inizialmente anticipa la funzione. Cosa fare del coronamento dell’edificio, un eliporto quindi, una piastra, un dolmen? Non importa, basta che sia un gesto liberatorio a conclusione di una estesa serialità. Dopodiché, per rispondere alla normativa sul conservamento energetico, è stato assegnato al piano inclinato il ruolo di supporto di pannelli fotovoltaici, e, a quello complanare, di pannelli per il solare termico (ma sono poi stati installati pannelli fotovoltaici su ambedue i tralicci; d’altra parte oggi sono necessari circa 6,5 mq di pannelli fotovoltaici per generare 1 kWp, e sui circa 300 alloggi della torre risultano essere necessari circa 2.000 mq di pannelli per rispettare il fabbisogno energetico integrativo, ovvero circa le quantità realizzate).
Non condividendo il pensiero di quanti hanno letto nel timpano della Casa del Girasole di Luigi Moretti un cappello da carabiniere, parimenti non è condivisibile l’idea di quanti intravedono nel top dell’Eurosky l’alta corona di un cappello militare. Quest’ampia scapigliatura aggiorna piuttosto il razionalismo liberandosi dalla maniera così come il barocco ha aggiornato lo stile rinascimentale e, nella letteratura italiana, Cletto Arrighi e i suoi amici milanesi quel romanticismo ormai intaccato da forti accentuazioni bohèmien. Rinascimento, romanticismo, razionalismo sono quindi altrettanti trampolini di lancio del barocco il primo, della scapigliatura il secondo, della decostruzione il terzo. Questi periodi storici di volta in volta si sono fatti carico di torturare gli ordini precedentemente stabiliti, prima che fossero stati tali ordini a torturare l’umanità con i propri immobilismi, anche se, apparentemente, resi dinamici. È soprattutto una questione di tempi da cogliere con precisione: occorre iniziare a corrodere i protocolli dello status quo nel momento esatto, così che il fluire delle trasformazioni possa aver luogo in modo quasi indolore.
Nell’Eurosky i due pentagrammi affiancati del trilite hanno tirato per 28 piani concordemente, con plurimi incontri e lacerazioni intermedie, realizzando però una simmetria che, ormai arrivati vicino al sole, doveva essere infranta senza dubbi né alternative. E cosa poteva aver luogo in copertura se non un’esplosione liberatoria, un saluto benaugurale che, tramite la torre, la città eterna rivolge in direzione del mare, verso l’ovest? D’altra parte è forse un caso che la frontistante (a 6.914 km di distanza) giunonica statua dello scultore garibaldino Frédéric-Auguste Bartholdi e dell’ingegnere Alexandre Gustave Eiffel presenta una corona inclinata e una fiaccola che, come all’EUR-Castellaccio, chiariscono la natura degna e libera nell’operosità, benché ossequiosa e riflessiva, dell’essere umano? Ora, con questa nuova torre, Roma saluta New York e il mondo libero, diventando Eurosky la nostra Minerva sapiente, con riferimento a quella di Arturo Martini nella piacentiniana Città universitaria: una fiera protettrice della libertà degli artigiani romani, città nella quale i Nostri diverrebbero i progettisti di un nuovo Magnifico, che non c’è, ma che oggi per lo più coincide con l’ideale collettivo del meraviglioso urbano. Se però la corona della Statua della Libertà guarda verso il mare aperto, verso l’oceano Atlantico, quella di Eurosky si innalza verso la terraferma, verso l’Istria, Vienna, la Finlandia: forse una beffa che Helios, per ragioni fotovoltaiche, ha giocato ai nostri autori.
In mancanza pertanto del mare il tema della porta, inteso qui come varco alla città eterna e non come saluto al navigante, è poi centrale, essendo forte anche nella Torre Eurosky, così come nel Girasole, il desiderio di usare l’architettura almeno due volte: una in senso funzionale per ospitare alloggi, l’altra in senso simbolico per dar luogo alla metafora di un immenso arco di ingresso alla città. Il risultato è quello di un arco di trionfo del terzo millennio, e ciò anche se una domanda viene spontanea. Vi sono gloriose gesta italiche da celebrare che ci riscattino da Alitalia, Cirio, Parmalat, G8, Maddalena, L’Aquila, l’inchino del Giglio, l’Ilva, il bunga bunga, Fonsai, Monte dei Paschi, Sicilcassa, i concorsi e le abilitazioni universitarie, Expo 2015, Mose, e altro ancora? Ma Purini-Thermes avranno pensato che se non si trova oggi nulla di significativo da celebrare, in ogni caso è comunque bene avvantaggiarsi per essere pronti domani. Infatti da sempre un progettista si occupa soprattutto di intercettare il futuro, che sia possibilmente un futuro augurabile. Poco importa se il percorso che ha portato alla realizzazione dell’opera è stato a dir poco tortuoso (per specifici approfondimenti si veda sul web: “Report” di Milena Gabanelli, del 14 aprile 2013, curato da Claudia Di Pasquale, dal titolo “La storia infinita”).
Vi è poi la questione della grande ambizione di realizzare un edificio che si sviluppa in altezza. Un desiderio in questo caso alimentato dal fatto che già nel 1973 i progettisti si confrontarono con un tema analogo: il concorso In/Arch-SIR per un’iniziativa di industrializzazione di edilizia abitativa (con P. Jacucci, E. Levi e G. Zia). In quel progetto sono già presenti elementi quali il taglio centrale discontinuo, la fronte alta di fine volume, il sistema seriale dei loggiati che schermano dal sole le vetrate interne. A?distanza di 35 anni, stretti dalle esigenze dei costruttori, emerge con sufficiente chiarezza il sacrificio effettuato dai progettisti nel perdere gradualmente parti di quell’idea primigenia del ‘73, per molti versi eccezionale nelle sue parti realizzabili, o da rendersi tali a seguito di possibili ricalibrature dell’innovativo impianto tipologico iniziale. Ciò che qui si perde rispetto a quel disegno è la forza scultorea chiaroscurale dello scardinamento e della frammentazione del taglio centrale, la variabilità delle bucature singole e doppie ottenute per effetto delle ingegnose triplette di alloggi duplex allora presenti: in sostanza, la forte variabilità tipo-morfologica dell’organismo edilizio.
Si percepisce, osservando le piante e i prospetti dell’Eurosky, l’esistenza di una richiesta da parte della committenza di addivenire a una condizione di estrema efficienza, rispondente alle rigorose logiche di uno studio di fattibilità secondo il quale i margini di manovra progettuale economicamente dispersivi devono essere estremamente esigui. Prendere o lasciare. Bisogna anche dire però che alcuni linguaggi architettonici si prestano allo scopo in misura maggiore di altri. Il razionalimo EURatico – opportunamente assimilato e interpretato in questa torre – è uno di quelli: un codice seriale idoneo a produrre una vastità di logge – una vera e propria teoria di multipli stoà – pronte per essere in gran parte trasformate in più appetibili superfici per serre solari.
Osservando la pianta del piano tipo emerge poi che la scelta di uno stretto corridoio centrale di distribuzione agli alloggi simplex sui due fronti – tutti monoesposizionali tranne quelli di testata – accomuna l’impianto distributivo dell’organismo edilizio a quello di un albergo o di un residence.
Buona la dotazione di ascensori e scale, tali però da non risultare indenni da considerazioni. Lo spazio antistante gli ascensori, di circa 1,80 m, è al di sotto degli standard internazionali che per una torre di questa mole prediligono almeno i 2,5 m. Le quattro scale vanno bene per quantità e qualità, anzi ve n’è anche una in più, chiaramente ritenuta indispensabile a ottenere la ricercata, ma poi negata, simmetria compositiva dell’arco di trionfo. Concentrate però come sono al centro dell’edificio esse non generano la soluzione migliore in termini di sicurezza. Da questo punto di vista è chiaro che sarebbe stato preferibile averne ubicate due delle quattro in prossimità delle testate, onde evitare di dar luogo a due lunghi corridoi ciechi (ovvero a due dead-end corridors che, ad esempio, negli Stati Uniti non devono superare i 6 m di lunghezza). Con una scala ubicata in prossimità di ciascuna testata, sarebbe infatti risultato sempre disponibile uno snodo di fuga alternativo. Nella Torre Eurosky (naturalmente costruita nel rispetto delle normative italiane, che però da questo punto di vista non sono in linea con gli standard internazionali) il rischio per chi abita alloggi non adiacenti alle scale è maggiore, essendo per essi disponibile un solo snodo di fuga (pag. 14).
Un altro enigma della Torre Eurosky è quindi legato al fatto che i corpi scala, oltre a servire quali vie di fuga (funzione prima o prestazionale), dovevano assolutamente dar luogo all’immagine simbolica di un volume che, sul prospetto di ingresso a Roma dalla via Cristoforo Colombo, evocasse un enorme portale (funzione seconda o comunicativa) con due forti segni omogenei verticali e campi vuoti centrali: una composizione che non solo richiama gli archi di trionfo romani, come già evidenziato, ma anche il Rettorato della Sapienza di Marcello Piacentini e gli ingressi al vicino museo della Civiltà Romana di Pietro Aschieri.
Alcuni altri caratteri dell’edificio.
La Torre Eurosky è orientata sull’asse nord-sud con una rotazione di 20° in senso orario. Destinata a un uso prevalentemente residenziale le scelte progettuali si sono concentrate su pochi elementi seriali. Il modulo di 4,55 ml si ripete per 13 volte dando luogo, con i due spessori murari e strutturali delle testate, a un fronte di 60 ml che, per una profondità di 30 ml, produce un’impronta a terra di 1.800 mq. La misura netta interpiano è di 3,18 ml. Le lastre di rivestimento in granito sono 5 per ogni campata, da 0,90 ml di base x 1,05 ml di altezza, con una tolleranza di 1 cm. L’altezza del volume visibile da terra è di 99,20 ml (89,04 ml + 10,16 ml di coronamento tamponato, per una massa impattante di 178.709 mc), mentre se misurata dal piano interrato l’altezza è di 105,20 ml. Ad essi vanno aggiunti 23,30 ml circa di quanto emerge del traliccio più alto (l’obelisco, o il saluto, svettante di circa 4 ml rispetto alla struttura reticolare spaziale inclinata dei pannelli fotovoltaici) per raggiungere l’altezza massima da terra di circa 122,50 ml. Il traliccio inclinato è dell’ordine di 34 ml di altezza (dalla quota inferiore a quella superiore), essendo questa maggiore di quella dell’obelisco lateranense (il più alto di Roma) che è di 32,18 ml.
La torre è di 28 piani fuori terra, oltre a due piani per impianti in copertura e ad altri due destinati a servizi per gli abitanti ubicati sotto il livello della piazza d’ingresso. Il piano terra, il primo e il secondo, sono destinati a uffici.
Per calcolare la cubatura geometrica di Eurosky, dalla sua massa impattante vanno sottratte le parti aperte dell’edificio, che sono i varchi centrali e tutto il sistema delle logge. Vanno poi sottratte le fasce delle serre. A riguardo si riscontra coerenza con la normativa in merito allo status di questi spazi, anche di quelli ubicati sul fronte che tra i due è il più critico, ovvero quello esposto a ovest - nord-ovest, stante il fatto che la norma recita: “nel caso di serre solari, queste devono essere integrate prioritariamente nella facciata esposta nell’angolo compreso tra sud-est e sud-ovest”. Il che vuol dire che in ogni facciata esposta anche per pochi minuti al giorno su tale angolo, che interessa quindi prospetti visibili in un arco di 269,9°, può essere realizzata una serra solare, quindi anche su un prospetto, come in questo caso, ovest - nord-ovest (ma poi, in ogni caso, vi è il provvidenziale avverbio “prioritariamente” che, di fatto, recupera anche i 90,1° nord mancanti per chiudere il cerchio).
Inoltre la normativa recita che: “le dimensioni in pianta non siano superiori al 15% della superficie utile dell’unita? immobiliare connessa o dell’unita? edilizia oggetto dell’intervento”. A riguardo potrebbe essere utile confrontare le due piante del piano tipo (pag. 12), che evidenziano crescite esecutive. Infine la normativa recita: “la formazione della serra non deve determinare nuovi locali riscaldati o comunque locali idonei a consentire la presenza continuativa di persone (locali di abitazione permanente o non permanente, luoghi di lavoro, ecc.)… i locali retrostanti mantengano il prescritto rapporto di illuminazione e aerazione naturale diretta” (sul tema dell’illuminazione si rimanda al testo di Pietro Barucci).
Ma a monte di tutte le su esposte questioni è illuminante il seguente testo dello Studio Purini-Thermes, che appare orientato alla ricerca di un tipo edilizio in grado di dare risposta scientifica a una pluralità di domande:
“All’interno del problema dell’energia – che è un problema politico, etico, tecnico e organizzativo – le architetture hanno acquisito una nuova dimensione. Esse non solo devono riuscire a contenere i consumi, ma sono chiamate anche a farsi sistema produttivo di energia rinnovabile, punto di accumulazione, di scambio e di utilizzazione di quanto viene captato. Questa trasformazione è ovviamente determinante anche dal punto di vista del linguaggio. Ciò significa che la sostenibilità non deve esprimersi esclusivamente sul piano tecnico, ma può, e anzi deve, risolversi nel promuovere nuove forme linguistiche. Ciò che si è visto finora è uno sfoggio spesso gratuito e sempre eccessivo di dettagli complicati, di ermetici gadget tecnologici, di misteriosi dispositivi meccanici. Quello che invece si dovrebbe ottenere non è la rappresentazione fortemente dimostrativa di una necessità ottenuta da una sua illustrazione per eccesso, quanto una semplicità strutturale e formale che metta in evidenza l’essenza naturale e per così dire inevitabile della soluzione.
La Torre Eurosky vuole fornire una risposta attendibile sul piano tecnico e su quello architettonico alla questione ambientale. L’edificio non è ancora un produttore di energia esportabile, ma si propone come un consumatore virtuoso che comunica tale attitudine attraverso una immagine architettonica semplice e incisiva. Il manufatto, a destinazione prevalentemente residenziale, è un oggetto architettonico semplice, ispirato alle torri medievali che punteggiano il centro di Roma, misurato dalle bucature regolari delle logge/serre. In particolare un riferimento centrale è stata la Torre delle Milizie, per la severità volumetrica e la solidità iconica che la caratterizzano. La Torre Eurosky è attrezzata con un impianto solare fotovoltaico... Gli appartamenti sono tutti dotati di logge profonde che possono trasformarsi in serre attraverso vetrate scorrevoli. Le serre permettono di regolare in modo ottimale il clima interno degli alloggi. Il comfort climatico è assicurato anche da un innovativo sistema di trigenerazione che produce caldo, freddo e energia elettrica, permettendo il recupero della percentuale di calore dispersa negli impianti tradizionali. I pannelli solari sono disposti su una grande struttura orizzontale che all’estremità della copertura si proietta nel vuoto divenendo, assieme alla lastra inclinata che accoglie i pannelli fotovoltaici, una sorta di gigantesca scultura urbana. La Torre Eurosky è protetta nella sua struttura dal rischio sismico tramite una serie di dissipatori collocati tra l’ultimo solaio delle abitazioni e il primo del volume degli impianti. Il sistema costruttivo prevede pilastri e setti in calcestruzzo armato, travi REP e solai in predalle. Le sottostrutture che sostengono i pannelli solari e fotovoltaici, e il traliccio terminale, sono in acciaio. L’edificio è catalogato come appartenente alla classe A.” (i pannelli poi installati sono solo fotovoltaici).
In conclusione, a seguito di quanto esposto – ma si rimanda ai successivi testi di Pietro Barucci, Paolo Berdini, Lina Malfona, Alessandra Muntoni, Giuseppe Pullara, Giuseppe Rebecchini, Valentina Ricciuti, Carlo Severati, Claudio Strinati, dai quali sarà possibile estrarre ampi spunti di riflessione – la Torre Eurosky appare come il colossale trilite di una Stonehenge euratica sulla cui copertura spuntano le fragili ali del suo opposto: le pagine di una Bibbia, o di un ritrovato Libro di Thoth, di cui tale dolmen si fa ambone Trismegisto.
Nel Corpus hermeticum dell’Eurosky il tutto è attentamente scandito e misurato dalle parti, come lo sono i prospetti, marcati dalle ombre regolari delle bucature dei balconi che danno luogo a due pentagrammi verticali sulle cui sommità sono giustapposti i tralicci metallici che – ora con una metafora musicale – diventano una chiave di violino e una chiave di basso evocanti le note progettuali di Franco Purini e Laura Thermes: dispositivi ultraterreni per captare energia e al tempo stesso diffondere sintonia architettonica nei cieli di Roma.
 

Introduction: E.T. – corpus hermeticuM
Ruggero Lenci
The Eurosky Tower, designed by Franco Purini and Laura Thermes in the centrality EUR-Castellaccio in Rome started from the union of two symmetrical towers, in many respects autonomous: a dolmen that on the roof performs liberating and propitiatory exploits. The ontogeny of Eurosky, recapitulates phylogeny of a series of projects delivered to the history of contemporary architecture. In the first place the constructivist Horizontal Skyscrapers for the center of Moscow, designed in 1924 by El Lissitzky, also called “Irons for the clouds”. But in it is also possible to find futurist images by Antonio Sant’Elia, those of Hugh Ferriss, as well as the ones of BBPR of the Velasca Tower.
The Eurosky Tower does not look like any of these projects, though, having an expressive autonomy and a functional synthesis entirely aimed at establishing bright relations between programmatic requirements and architectural elements.
Accustomed to the drawings in which Franco Purini frequently describes architectures topped by one or more trees on the roof – mostly of the past years – those natural elements are here replaced by metal space-frame and photovoltaic panels that, while performing a similar role, wooden-fronds and green leaves are not. But in mountain, trees do not grow beyond a certain altitude, and here on the peak of a majestic trilithon, only artificial trees can grow, useful to capture solar energy, realizing a technological chlorophyll synthesis.
If this metaphor makes sense, then Eurosky enacts a blurring architecture in which the relationship between architecture and nature takes place thanks to the umbrella of photovoltaic panels on the roof, as well thanks to their considerable structural supports: not a petrified forest, massive, heavy and fossil but a technological one consisting of silicon and metal-branches, i.e. elements of contemporary architecture, placed on top of the first piece of a new cyclopean Stonehenge that encircles Rome. These fronds dialoguing with the sky – no matter if in the first place designed as a heliport – do not conclude all the disheveled inflorescences of the tower, being present on the north-east façade also a last manly branch, or unicorn, whose offset position on the front underlines, in case the fronds above were not enough, the perceived need to defeat once again – with an arm raised in salute – the symmetry of the volumetric system below.
In the Eurosky Tower the two pentagrams of the trilithon have rode 28 floors in harmony, with multiple lacerations and intermediate meetings, giving rise to a symmetry that now, close to the sun, it had to be broken without doubts or alternatives. And what could happen if not a liberating explosion as a greeting auspicious that, through the tower, the eternal city caters towards the sea, towards the west? On the other hand it is perhaps a coincidence that the facing Junonic statue (6,914 km away) by sculptor Frederic-Auguste Bartholdi and engineer Alexandre Gustave Eiffel has a sloped crown and a torch that, similarly to what happens in the Eurosky Tower, clarify the active and free nature, although obsequious and reflective, of the human being?
Now, with this new tower, Rome greets New York and the free world becoming Eurosky our wise Minerva, with reference to that of Arturo Martini located in the “Sapienza” Campus designed by Piacentini: a proud protector of the freedom of the Roman craftsmen, city where our designers would be the Architects of a new Magnificent, or rather, Architects of the utopic idea of a wonderful city.
The theme of the door, here intended as a passage to the eternal city, and not as a greeting to the navigator – in the absence of Vespucci’s bay – is then central, being strong, in the Eurosky Tower as well as in the Sunflower by Luigi Moretti in Rome, the desire to use architecture at least twice: once in a functional way in order to accommodate apartments, the other symbolically, to give rise to the metaphor of an immense gate of entrance to the city. The result is a triumphal arch of the third millennium, even if a question comes to mind: there are glorious Italic deeds to be celebrated, that will redeem us from Alitalia, Cirio, Parmalat, G8, Maddalena, L’Aquila, the curtsy of Giglio island, Ilva, bunga-bunga, Fonsai, Monte dei Paschi, Sicilcassa, University abilitations, Expo 2015, Moses, etc? But Purini-Thermes have certainly thought that if today there is nothing significant to celebrate, in any case it is good to anticipate, in order to be ready tomorrow. In fact, intercept the future has always been a primary concern for a designer, better if a desirable one. It does not matter if the path that led to the construction work of the tower has been nothing short of tortuous. In conclusion, the Eurosky Tower appears as a colossal trilith of a Stonehenge in the E.U.R. district, on whose roof sprout the fragile wings of its opposite: the pages of a Bible, or of a found Book of Thoth, of which this dolmen becomes an immense Pulpit Trismegistus. In the Corpus hermeticum of Eurosky the whole is carefully measured and articulated by the parts, as are the elevations, regularly marked by the shadows of the openings of the balconies that give rise to two vertical pentagrams, on whose summit are juxtaposed the space-frames that – now with a musical metaphor – become a treble clef and a bass clef evoking the design notes of Franco Purini and Laura Thermes: extra-terrestrial devices for capturing energy and diffusing architectural tuning in the skies of Rome.